Dinka Lucifera
Pochi posseggono la vera chiave... |
Tutti beviamo se abbiamo sete, sentiamo il sole sulla pelle, dormiamo quando abbiamo sonno. Tutti hanno gli Dei dentro di sé e tutti possono riuscire ad esperire la Loro esistenza. Nei tempi antichi ogni persona aveva il diritto e la possibilità di partecipare al culto, la religione era cosa pubblica. Ma l’uso della magia no. Il discorso è piuttosto complicato e non è il caso di parlarne approfonditamente in questo momento, ma mi azzardo a dire che possa esserci una buona diffusione delle religioni che oggi vengono chiamate “paganesimi”. Era un culto condiviso e può esserlo tutt’ora. Poche persone però erano in grado di utilizzare la magia. Se prendiamo in considerazione le streghe greche e romane del periodo pre-cristiano, quelle europee di epoca medievale e moderno e quelle contemporanee di tradizioni regionali (anziane masche, strie, janare, ecc. non parlo delle ragazza che sono diventate streghe convertendosi al paganesimo), vedremo come la capacità di manipolare la natura facendo uso della magia sia una peculiarità di donne che posseggono capacità particolari. Queste capacità possono essere innate, dono degli Dei (almeno così viene fatta passare dalla letteratura), o eredità famigliare; oppure apprese seguendo gli insegnamenti di un maestro o di un gruppo. Oggi invece è risaputo che basta convertirsi ad una religione, wicca o qualche tipo particolare di paganesimo, per credersi streghe. Naturalmente è una menzogna, non potrebbe mai essere così semplice, è evidente. E’ facile capire perché si è diffusa questa idea: parte dalla voglia di certi scrittori e di sedicenti sacerdoti di guadagnare soldi facili con la vendita dei loro titoli e costosissimi quanto inutili stage. Più difficile capire come è possibile che le “apprendiste streghe” non si accorgono che col tempo non sviluppano capacità particolari e continuano a dilettarsi nella recita di formulette in rima, aspettandosi che il corso degli avvenimenti cambi a loro favore. La risposta, secondo la mia opinione, è da ritrovare nella psiche e nel contesto di vita di queste persone. Troppo spesso ho notato una correlazione tra diffondersi dell’uso della parola strega e disagio sociale; guardiamo il fiume di streghe oggi: spesso sono persone con gravi problemi di sovrappeso, fisicamente distanti dai contemporanei standard estetici, studenti emarginati dai compagni di classe, gay rinnegati dai genitori… A guadare da vicino il flusso di streghe, sembra di assistere più che altro alla rivendicazione di qualcosa che possa qualificarle come speciali, superiori alle persone che quotidianamente le prendono in giro. Ci si aggrappa alla stregoneria per sopravvivere, per non cadere nell’oblio dell’umiliazione. Personalmente, ho fatto di quella contro la discriminazione la battaglia della mia vita, quindi non credo che tali persone facciano male a reagire al loro dolore, tuttavia credo che cercare di essere quello che non si è, non farà cambiare l’atteggiamento del discriminante. Nessuno smetterà di sfottere una ventenne obesa solo perché porta il pentacolo al collo. Se torniamo alle tre figure di streghe presenti in Europa: quella antica, quella medievale-moderna e quella contemporanea regionale, vediamo che il fenomeno della stregoneria, pur avendo conservato analogie di fondo, varia notevolmente a seconda del periodo. È giusto che anche oggi si rinnovi acquisendo caratteristiche proprie date dalla post modernità, tuttavia non può perdere quella coerenza che ha legato le pratiche stregonesche attraverso i secoli. I segreti conservati nella terra possono essere riscoperti in diversi modi ma mai inventati.
Ianara allo Specchio