Nasce dall'incontro casuale - se vogliamo credere al caso- di due semplici Donne che condividono l'ideale comune della riscoperta della Stregoneria, di ciò che è stata attraverso i tempi. Attingendo solamente dalle nostre esperienze dirette, dagli insegnamenti degli anziani e dai nostri studi su storia e mitologia. Cercheremo di esporre il nostro modesto pensiero senza la pretesa di ergerci a potenti e sapienti figure. Il nostro intento è pulito e schietto, così come lo sono la nostra pratica e il modo di vivere il sacro. Tale sarà anche il nostro atteggiamento verso coloro che vorranno tenerci compagnia. La speranza è quella di trovare altre Streghe o persone che condividano gli stessi ideali e che possano, perché no, contribuire al nostro progetto: riportare alla luce le Antiche Tradizioni, il senso di Comunità e il rispetto reciproco.

lunedì 21 maggio 2012

Oggi divento strega!

Questo blog nasce anche per un comune senso di sofferenza per il culto che spesso viene screditato e mal interpretato da alcuni personaggi. Io professo libertà di espressione e con rispetto esporrò il mio modesto parere riguardo ad alcuni approcci verso la Stregoneria secondo me piuttosto fuorvianti. Il mio cammino si è svolto nell'intimità della mia pratica e nel confronto con i più svariati gruppi di persone praticanti, studiosi e via dicendo. Un bel giorno ho tirato una riga e ho scritto la somma delle mie esperienze sia positive e sia negative. Posso dire di essermi inquietata, posso dire a un certo punto di essermi accorta di percorrere la strada sbagliata, la strada delle convinzioni assolute, la strada delle belle bugie, la strada dell'illusione. Sono caduta nelle mie debolezze più infide trascurando il reale obiettivo: vivere il culto per l'elevazione del mio spirito. Spesso si trascura un “particolare” piuttosto determinante della Stregoneria vale a dire che prima di tutto è un culto religioso, non un mezzo o un etichetta da appiccicarsi addosso. Ho conosciuto delle persone che ritenevo di valore a cui ho voluto bene, di cui mi sono innamorata per poi scoprire che quelle persone erano prigioniere di se stessi, delle proprie convinzioni, prigioniere del loro piccolo mondo ovattato dove si sentono al sicuro. Ma la Stregoneria prima di tutto non è Libertà?! E come si fa ad essere LIBERI se prima di tutto si è prigionieri di Se Stessi; soffocare nelle proprie paure e nelle proprie menzogne non rende liberi. Urlare al mondo “Ehi ciao, sono una Strega” non ti rende tale e non ti rende libero. Io non mi definisco Strega perché ho un concetto molto elevato di tale figura; io sono un piccolo essere che lotta per la propria trasformazione interiore, che ogni giorno soffre per combattere i propri demoni interiori. Per ora sono questo e magari rimarrò tale per tutta l'esistenza. Ma permettetemi di incazzarmi di fronte alla superficialità che ormai dilaga, all'assolutismo, ai deliri di potere che dominano l'essere umano. Questo accade perché il potere fa gola a tutti, il sentirsi esseri superiori rispetto alla media affascina moltissimo. A chi non piacerebbe fulminare con un dito il proprio nemico?! Ma queste sono pure fantasie, la realtà del culto per come la vivo io spesso è sacrificio ma un sacrificio per la propria elevazione interiore, per la propria trasformazione: il raggiungimento della saggezza e della consapevolezza. Questo rende potenti e forti e degni di essere Streghe. Questi concetti sono il frutto dei miei errori che ho pagato e sto pagando, sono il frutto delle mie scelte sbagliate, sono il frutto del mio decadimento interiore. Io stavo nutrendo il mio spirito con il nulla, convinta e annebbiata dall'illusione. Mi arrabbio di fronte alla presunzione di alcuni, mi arrabbio di fronte all'ideale di una verità assoluta. Tengo a chiarire che io non condanno la diversità del vivere il culto, ma condanno la leggerezza con cui molti lo vivono. Approfondire è faticoso così come l'introspezione ma se non si è pronti e non si vuole fare certi passi tanto vale non appropriarsi di titoli e diritti non meritati.

Dinka Lucifera

stregoneria
Pochi posseggono la vera chiave...


Tutti beviamo se abbiamo sete, sentiamo il sole sulla pelle, dormiamo quando abbiamo sonno. Tutti hanno gli Dei dentro di sé e tutti possono riuscire ad esperire la Loro esistenza. Nei tempi antichi ogni persona aveva il diritto e la possibilità di partecipare al culto, la religione era cosa pubblica. Ma l’uso della magia no. Il discorso è piuttosto complicato e non è il caso di parlarne approfonditamente in questo momento, ma mi azzardo a dire che possa esserci una buona diffusione delle religioni che oggi vengono chiamate “paganesimi”. Era un culto condiviso e può esserlo tutt’ora. Poche persone però erano in grado di utilizzare la magia. Se prendiamo in considerazione le streghe greche e romane del periodo pre-cristiano, quelle europee di epoca medievale e moderno e quelle contemporanee di tradizioni regionali (anziane masche, strie, janare, ecc. non parlo delle ragazza che sono diventate streghe convertendosi al paganesimo), vedremo come la capacità di manipolare la natura facendo uso della magia sia una peculiarità di donne che posseggono capacità particolari. Queste capacità possono essere innate, dono degli Dei (almeno così viene fatta passare dalla letteratura), o eredità famigliare; oppure apprese seguendo gli insegnamenti di un maestro o di un gruppo. Oggi invece è risaputo che basta convertirsi ad una religione, wicca o qualche tipo particolare di paganesimo, per credersi streghe. Naturalmente è una menzogna, non potrebbe mai essere così semplice, è evidente. E’ facile capire perché si è diffusa questa idea: parte dalla voglia di certi scrittori e di sedicenti sacerdoti di guadagnare soldi facili con la vendita dei loro titoli e costosissimi quanto inutili stage. Più difficile capire come è possibile che le “apprendiste streghe” non si accorgono che col tempo non sviluppano capacità particolari e continuano a dilettarsi nella recita di formulette in rima, aspettandosi che il corso degli avvenimenti cambi a loro favore. La risposta, secondo la mia opinione, è da ritrovare nella psiche e nel contesto di vita di queste persone. Troppo spesso ho notato una correlazione tra diffondersi dell’uso della parola strega e disagio sociale; guardiamo il fiume di streghe oggi: spesso sono persone con gravi problemi di sovrappeso, fisicamente distanti dai contemporanei standard estetici, studenti emarginati dai compagni di classe, gay rinnegati dai genitori… A guadare da vicino il flusso di streghe, sembra di assistere più che altro alla rivendicazione di qualcosa che possa qualificarle come speciali, superiori alle persone che quotidianamente le prendono in giro. Ci si aggrappa alla stregoneria per sopravvivere, per non cadere nell’oblio dell’umiliazione. Personalmente, ho fatto di quella contro la discriminazione la battaglia della mia vita, quindi non credo che tali persone facciano male a reagire al loro dolore, tuttavia credo che cercare di essere quello che non si è, non farà cambiare l’atteggiamento del discriminante. Nessuno smetterà di sfottere una ventenne obesa solo perché porta il pentacolo al collo. Se torniamo alle tre figure di streghe presenti in Europa: quella antica, quella medievale-moderna e quella contemporanea regionale, vediamo che il fenomeno della stregoneria, pur avendo conservato analogie di fondo, varia notevolmente a seconda del periodo. È giusto che anche oggi si rinnovi acquisendo caratteristiche proprie date dalla post modernità, tuttavia non può perdere quella coerenza che ha legato le pratiche stregonesche attraverso i secoli. I segreti conservati nella terra possono essere riscoperti in diversi modi ma mai inventati.

Ianara allo Specchio

domenica 20 maggio 2012

Vivere gli Dei

Su ciò che sono gli dei si è detto tanto nei secoli, ma qui parlerò della mia visione che nasce dalle sensazioni e dalla riflessione e che quindi non ha una base salda nella storia. Molti sentono che gli dei siano esterni a loro stessi, esseri finiti che pretendono di essere venerati. Io credo che ciò sia inscritto dal contesto cristiano nella loro mente. Io posso sentirli in continuità con me stessa, come se le loro mani sprofondassero nel mio ventre: "gli umani sono fatti della stessa sostanza di cui sono fatti... gli dei"; e così le piante, gli animali, l’acqua e l’universo intero. Come una pietra gettata nel lago da vita a una serie di cerchi concentrici, così un sentimento provato o un’azione compiuta fa “vibrare” una divinità dentro di sé. Ma le vibrazioni continuano e toccano ciò che ci è intorno. Per questo siamo in contatto con il paesaggio. Se soffio su una foglia, questa si sposta, ciò vale a livello materiale come per quello spirituale. Naturalmente è vero anche il contrario: possiamo essere investiti dalle vibrazioni provenienti dall’esterno. Quanti cerchi si può far disegnare all’acqua imprimendo molta forza al sasso? Più si è forti e più distante la vibrazione arriva, mettendoci in contatto con una parte più cospicua della divinità in questione.. Questa mia visione non deve far cadere nell’inganno del monoteismo. Anche se ogni cosa del mondo è costituita da parti di diverse divinità, non esiste, nella mia percezione, una unità primordiale. Sebbene la radice di una pianta sia contigua alla terra nella quale giace, terreno e radice sono assolutamente diversi, separati. Eppure la terra desertifica senza piante e la pianta non sopravvive senza terra. Così gli dei sono differenti tra di loro, non confluiscono mai in un Tutto amalgamato, in un Divino con la lettera maiuscola. Formano invece un universo multiforme e armonico, a volte in contrasto, in un equilibrio che continuamente si destabilizza per poi riassestarsi. Di fronte agli dei non ci si inginocchia, un cenno rispettoso del capo è un saluto valido. Se essi sono dentro di noi e in ciò che ci è attorno, non rappresentano una autorità alla quale sottometterci ma ci ricordano, e in qualche modo costringono a vivere in simbiosi con il resto. Non sfruttando, non distruggendo, ma attuando una proficua convivenza. Reciprocità, di questo si tratta. I piedi nudi sulla terra, la testa dritta e lo sguardo fiero: gli dei sono anche dentro di noi.

Ianara allo specchio


Cavagnera, maggio 2012. Le bellezze delle campagne pavesi.



Avevo sei anni, guardavo fuori dalla finestra della casa di mia nonna a Varese. Il vento urlava, la pioggia batteva forte, gli alberi si piegavano, il Bosco parlava, parlava... mi parlava di Lei. Il profumo di legna bruciata, le castagne al fuoco, la voglia di correre sotto la pioggia, la sensazione di non essere mai sola, la sensazione di essere finalmente a casa. Quella sensazione che mi accompagna ancora oggi quando la natura si manifesta nella maniera più violenta, lì, in quella circostanza sentivo Lei, la mia Dea. Non aveva volto, non aveva nome ma sentivo il suo tocco severo e inquietante, il suo tocco materno e maestro, il suo tocco felino e guardingo. Mi ha accompagnata nei miei anni di rifiuto; nei miei anni più duri ho faticato a crescere, ho faticato ad accettare ma fino a qui dovevo arrivare. Spiegare cosa sia in modo razionale il legame con il divino non mi è possibile. Ognuno ha il suo modo di vivere e sentire e come sempre parlerò in modo totalmente soggettivo e in base alle mie singole esperienze. E' difficile tradurre in parole certe sensazioni, ho sempre vissuto la pratica in modo molto istintivo fino dalla tenera età. Ho attraversato un periodo di rifiuto totale nell'età adolescenziale; da lì è iniziato il mio arduo cammino. Da bambina era tutto più semplice: la mente libera da convinzioni e preconcetti mi permetteva di vedere ben oltre i normali canoni. Ho sempre percepito il divino principalmente come espressione del femminile. Penso che sia dato sia dal mio essere un po' femminista, per il modo in cui sono cresciuta, e sia per un fatto ancestrale: qualcosa dentro di me mi spinge verso l'indipendenza assoluta dal maschile, il mio essere guerriera e dominatrice mi porta a non considerare più di tanto il divino maschile. Credo nell'esistenza di varie divinità, ognuna con caratteristiche precise e credo che se una persona si avvicina a una determinata divinità piuttosto che un altra ci sia un motivo preciso. Viviamo il divino prima di tutto dentro di noi e questo è un dato fondamentale: quello che abbiamo dentro ci spinge alla ricerca esterna e a un riscontro, ed ecco che si manifesta un legame con una determinata divinità piuttosto che con un altra. Ho vissuto in modo indiretto e particolare l'assaggio del divino maschile; ricordo quelle esperienze con gioia e soddisfazione, posso dire che è un potere e una manifestazione totalmente differente: è esplosivo e travolgente rispetto a quella femminile, molto più indiretta e discreta. Raggiunta la consapevolezza di chi fosse la mia Dea, analizzando le sue manifestazioni di tutto punto, mi sono applicata a onorare il suo culto in modo cerimoniale e un poco da manuale. Brancolavo nel buio, avevo perduto la spontaneità e la purezza di quando ero bambina, ero bloccata. Lei mi scuoteva violentemente e io mi spaventavo, “riponendo le armi”, la mia razionalità e il mio bisogno di avere risposte chiare di certo non mi erano di aiuto. Accade che mi lancio dal trampolino e la prima volta che mi sono spogliata della mia corazza davanti a Lei è stato liberatorio, commuovente. Di nuovo ho sentito la pioggia e i campanelli e di nuovo, per la prima volta dopo tanto tempo, mi sono risentita casa, a casa nel suo abbraccio. Poi sono caduta nelle mie debolezze. Nei miei ingenui errori mi rivolgevo a Lei solo quando ero disperata, solo quando avevo bisogno, mi aggrappavo a Lei invece che cercare la forza in me e agire. Di fatti mi ha abbandonata osservandomi costantemente, aspettando che tornassi sulla giusta strada. Questa mia esperienza mi ha fatto capire molte cose riguardo la mia Dea, il culto, me stessa e la Mia Stregoneria. Mi ha fatto capire che non basta fare un offerta, accendere una candelina, dire la preghierina e chiedere. E' necessario ben altro, è necessario presentarsi con un reale sentimento puro ed elevato, offrire il proprio amore senza secondi fini, mettersi a nudo con il puro desiderio di conoscere e non di ottenere tutto e subito. Per questo motivo dico che per quel che mi riguarda la Stregoneria è un percorso duro, difficile e a volte doloroso. Instaurare un legame con una divinità per me non è stato facile e non lo è nemmeno ora, la strada da fare è ancora lunga e le cose da capire ancor di più. Ma la gioia e quel tipo di amore che senti scoppiar in te quando Lei si manifesta è indescrivibile e impagabile, è la risposta a tutte le domande.

Dinka Lucifera