Avete presente quando sentite una voce urlare nel vostro profondo? Una voce che non riuscite a razionalizzare fino a che, improvvisamente, si manifesta un evento che spazza via la nebbia e finalmente “capite” e “vedete”?! Ecco è quello che mi è accaduto in relazione al “senso del sacro” ed è doveroso spiegare cosa significano queste due parole per me e per le mie pratiche.
Vivendo in modo molto istintivo e impulsivo le mie esperienze, spesso mi è difficile capire subito cosa sto facendo, perché e cosa comporterà. Ogni volta che pensavo di aver incontrato qualcuno che poteva capirmi, che poteva vivere esperienze parallele e analoghe alle mie, provavo un forte senso di entusiasmo, una smania e un bisogno di raccontare, raccontare e chiedere all'interlocutore risposte. Quindi accadeva che mi trovavo a dire cose che non dovevo a persone che non lo meritavano perdendo mano a mano il mio senso del sacro. Disperdevo il valore di ciò che mi accadeva tirandomi clamorosamente la zappa sui piedi.
Riflettevo in una notte come tante su come la società e l'essere umano siano involuti, a parer mio, e che per quanto ci si possa ribellare, bene o male, ne veniamo coinvolti tutti.
Un tempo, per una Strega il segreto delle proprie pratiche era fondamentale e basilare; ma ora cosa è accaduto? Si ricerca disperatamente un proprio simile per poter condividere e spesso si rimane scottati e delusi perché c'è un senso di smarrimento globale. A mio avviso questo senso di smarrimento fa disperdere il senso del sacro.
Ho vagato su molti siti e forum, ho incontrato e conosciuto svariate persone, ho creduto in certe persone, con la voglia , il desiderio e la speranza di poter condividere un percorso così bello e prezioso per poi rendermi conto che forse la solitudine è la soluzione migliore. Forse, dopotutto, l'introspezione e il silenzio sono gli ingredienti migliori per scalare le vette del proprio essere.
Come senso del sacro intendo anche l'intimità con cui si vivono le proprie pratiche: è un momento in cui ci si mette a nudo, è il momento in cui la propria anima esce da quel guscio protettivo per presentarsi al divino.
Dinka Lucifera
Il senso del sacro è memoria. L' infanzia è il momento della nostra formazione emozionale. Belli o brutti che siano, quei ricordi diverranno gli archetipi delle nostre sensazioni. Come è possibile provare sentimento più intenso e più genuino di quello che ci sembra di aver provato a quel tempo? Niente pare più giusto di quel ricordo. Come se fossimo stati consapevoli, senza accorgercene, di una verità ineluttabile. Ed è proprio quella febbrile emozione che nasconde e rivela il sacro. La percezione del sacro è diretta, da ricercare nel contatto tra individuo e mondo, tra individuo e gruppo, tra individuo e se stesso non veicolata da libri e sentenze.
Tuttavia i buoni insegnamenti possono aiutarci a sollevare il velo che impedisce questo contatto. Riscopriamo le parole di chi venne prima di noi, ma anche le azioni di chi ora è piccolo e vive in quest'attimo l'incomprensibile consapevolezza.
Tutto ciò ci permetterà di riscoprire ciò che ci appartiene. Una sapienza assopita ma mai svanita. Una sapienza che è nostra per il solo motivo di essere qui e ora. Tutto il resto sono costruzioni. Costruzioni utili e inevitabili. Ma il sacro è contatto. Se il sacro non è a priori, il senso del sacro lo è.
Ianara allo Specchio
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