La strega
si unge di olio profumato per trasformarsi in rapace. La strega vola
sulla scopa. La strega si incontra con le Sorelle al Gioco. Non le
tradirà mai: il segreto le unisce, come la gioia di venerare la
Signora. La strega sa riconoscere le erbe e sa come usarle.
Pensate che siano cliché? Favole? Vi sbagliate. È tutto vero.
La strega è una donna che si spoglia dell'umanità quotidiana e
trova dentro di se ciò che più fa paura, l'insospettabile oscuro,
la ferinità più selvaggia e si ricopre di essa. La strega si libra
sopra i limiti imposti, ma sotto quelli che ella stessa sceglie di
imporsi. La strega viene da una comunità e ad essa torna: non c'è
strega senza radici, senza famiglia, senza insegnamenti delle
anziane; ogni strega cerca una sorella per gioire della gioia sottile
che nessun altro potrebbe comprendere. La strega sa ascoltare senza
parlare, sa che vi sono cose da dire e cose da tacere, il suo voto è
il silenzio. La strega sa riconoscere le erbe e sa come usarle,
conosce la terra, il cielo, il mare e i loro moti e si muove con
essi.
Strega per me è sinonimo di un essere libero, selvaggio e
indomabile.
Seguiamo una strada già segnata, continuiamo da dove le ave si
fermarono, per vecchiaia, per stanchezza e perché ormai il mondo non
lo capivano più. Molto è andato perduto ma le corrispondenze sono
sopite dentro di noi: c'è chi lo scopre involontariamente e chi lo
pretende. Dopotutto “l'uomo passa attraverso foreste di simboli che
lo osservano con sguardo familiare”. I simboli vivono nel corpo
della strega. Null'altro serve alla strega se non il corpo, le mani.
Gesti ripetuti all'infinito. Le mani si muovono come quelle delle
donne che ci precedettero. Come una ago che cuce una tela senza fine.
Le mani la strega le tiene nella terra. Sempre. Le alza solo per
portarle al naso e sentire l'odore di casa. Terra fertile o terra
arida sarà sempre terra abitata. La strega non alza la testa al
divino senza prima averla abbassata per ringraziare gli Spiriti. La
strega non è né sorda né cieca. Cerca i segnali e agisce di
conseguenza. Il vento saluta se si è nel posto giusto. Il corvo
guida, se ci si è persi. Gli Dei sono il grande mistero. Compagni
fedeli e nemici giurati. Mistero più grande è solo l'anima nostra.
Ianara allo Specchio
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Gustav Adolf Spangenberg (1828-91)
Hexenritt 1870. |
Strega. Forse è una delle parole più
mal interpretate e con mille definizioni dopo Lucifero.
Parlerò di quello che è per me - ed
esclusivamente me - una Strega.
Prima di tutto amo questa parola, non
vedo perché non dovrei usarla a causa dell'idea comune che associa
sempre qualcosa di negativo a questa figura.
La Strega, uomo o donna che sia, è
senz'altro una persona particolare; nata, vissuta e morta Strega. Io
sostengo che non lo si possa diventare: ognuno di noi può avere
delle caratteristiche, delle doti, ma non per questo possiamo
affermare che il mondo sia pieno zeppo di Streghe.
L'essere Strega è un qualcosa che va
ben oltre l'idea di aver poteri, di leggere il futuro, di volare con
la scopa e via dicendo. Essere Strega è l'espressione, la matrice
dell'anima di un essere vivente.
Personalmente, per quel che mi
riguarda, ho incontrato pochissime Streghe che potrei riconoscere in
mezzo a una folla, e le conto sulle dita. La sensazione che ho
provato è stata davvero particolare.
Essere una Strega si riflette nel modo di vivere, di pensare, di
amare, di odiare.
Strega per me è sinonimo di un essere libero, selvaggio e
indomabile.
D'altra parte la Strega è una figura
di un certo peso spirituale poiché il percorso che intraprende non è
semplice, ma comporta una continua trasformazione, spesso dolorosa,
spinta dalla ricerca di consapevolezza.
Conoscenza significa anche dolore,
sacrificio e fatica.
La Strega non può essere una persona “leggera” e
superficiale: spesso è selettiva poiché la sua sensibilità nei
confronti del mondo è sopra la media. Comprendere certe cose porta a
vedere oltre i limiti standardizzati e imposti, porta ad accusare un
senso di disagio verso il mondo per come è diventato.
Dinka Lucifera
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